sabato 8 giugno 2019

Il Manifesto del Pensiero Shakerato



Viviamo tempi sbandati. La bussola gira all'impazzata: nessuna direzione segnata è sicura. Per molti una disgrazia, per altri un'opportunità, per pochi una condizione di vita.

Dopo il pensiero fondante e quello fondente, al latte o alla nocciola, il pensiero fondazionale e trilogico, il pensiero forte e quello debole- talmente debole che proprio non sta in piedi- il pensiero laterale, ma anche quello collaterale, il pensiero di destra, di sinistra e del centro (in medio stat virtus, appunto: autentico pensiero del c@770), il pensiero giudaico- cristiano- musulmano (che splendido ossimoro!), il pensiero ateo, quello liberale e libertino, il pensiero escatologico e scatologico, il pensiero dei paraculi buono per tutte le stagioni, penso- pure io!- che i tempi siano maturi per il vero frutto dell'albero della conoscenza. 

Dopo correnti filosofiche buone nemmeno a procurare il raffreddore, o atte neppure alla contrazione di una zampa di ranocchio, ma ossequiose sempre al Principe, eliminati i necessari distinguo, le sottigliezze che si rompono al solo alitare o a causa di una scoreggia nella galassia vicina, le seghe e le saghe mentali, lo sfilacciamento dell'io e del tu, ma anche dell'egli (non poteva certo esserci la caduta dell'ella- per definizione ella è e sempre sarà- la solita top...onomastica), superate le influenze del pensiero crepuscolare sul fare del mattino, varcate le soglie dei cancelli dell'accademia dei mangiatori di crusca, superate le colonne di Ercole di ogni tipo di logica, s'impone l'annuncio di una nuova era. 

Basta con i filosofi buoni per ogni stagione! Se non va bene il primo Filosofo, ci sarà sempre il secondo, il postumo o il postremo. Il bello dell'emettere nubi di filosofemi, sventagliate di verità rivelate è che trovi sempre qualcosa che fa al caso tuo. Mai nessuno che si faccia i casi suoi. Ognuno ha la ricetta pronta. Un po' di Marx qui, un tantino di Nietzsche là, un po' di Popper, agitare con decisione dopo averci sputato dentro -la saliva additivo segreto e collante naturale- e siete pronti a prenderlo dove il popper più dilata le porte della percezione/recezione. Dunque si pone la nascita di un nuovo soggetto pensante e oggetto pensato, qualsiasi cosa significhi.

È giunto il momento: sorge e risplende l'era del pensiero shakerato. Nato per caso, si propone, a differenza delle altre correnti filosofiche che riescono, al massimo, a confondere le idee, di non chiarire alcunché. In tempi di assoluto relativismo (o era di relativismo assoluto? o di assolutismo relativo? Boh! Fatto è che mi sento un po' shakerato...) è quanto di meglio si possa chiedere di questi tempi ad un qualunque pensiero.

Il pensiero shakerato, dunque, dicevamo. Esso prende le mosse dall'imposizione delle mani del suo guru assoluto (me stesso, penso sia ovvio) attorno al cranio dell'adepto novizio, con un movimento altalenante e ritmato. 

Ho pensato- mi arrischio sempre di più nel pericoloso esercizio- che possa essere un toccasana per la maggior parte degli individui. Male che vada potrebbe rimescolare le idee e/o procurare un torcicollo, ma sempre meglio dell'emicrania causata da qualsiasi altra dotta discettazione filosofica circa i massimi sistemi, di cui nessuno sa niente, ma attorno ai quali tutti si sentono in diritto di pontificare. 

Data l'importanza dell'innovazione circolano voci incontrollate sulla fisiognomica degli adepti. Chi li vorrebbe brachicefali per questioni di maneggevolezza, altri chiederebbero la dolicocefalia per la palese asimmetria, in direzione dello shakeramento, della materia grigia. I più smaliziati ritengano che basti essere succubi di qualche forma di media. Personalmente, penso, non riesco a togliermi il vizio, che vi ricada la maggior parte degli esseri umani.

Non resta che chiudere con una formula originale: pedanti shakerati di tutto il mondo, disunitevi!



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