giovedì 12 dicembre 2019

L'insospettabile materiale dell'essere. Ovvero: riflessioni di un gabinetto filosofico.


Forse perché seduto sul water a sottolineare una paginetta di commento alla Critica della ragion pratica di Kant, il mio animo, solitamente poco incline alle fini speculazioni filosofiche, si è levato a considerare domande insolitamente profonde.

Tradendo me stesso e il pensiero shakerato, mi sono, dal passo che andavo leggendo, sentito stimolato alla ricerca di quel che accomuna il genere umano intero.

Mi son detto che dovevo andare alla ricerca di un atto, una materia che superasse la barriera tra il potente - nelle tre declinazioni del papa, del re e di chi non ha niente - e l'uomo comune o l'universo intero dei senzienti.

Data la varietà dei soggetti/del soggetto coinvolti/o ho ritenuto di cercare qualcosa di unico che producesse una gamma intera di sensazioni. Ho pensato, arrischiandomi sempre più nell'acrobatico e pericoloso esercizio, che dovesse essere qualcosa che producesse in alcuni sollazzo, in altri imbarazzo. A chi procurasse piacere, ad altri dolore. Per qualcuno poteva essere un fastidio da evadere in fretta, per un altro qualcosa da centellinare con la giusta calma.

E così mentre il pensier mio andava annegandosi nell'immensità del cielo stellato sopra di me, cercando nell'iperuranio delle idee quello che potesse fare al caso mio, ho ricordato Talete che col naso all'insù cadde nella buca, causando l'ilarità della servetta. E mi è venuto in mente la presente situazione e l'olfatto di lei. In un lampo di consapevolezza ho capito, superando l'insegnamento kantiano, che per trovare la risposta dovevo indagare non in me, ma guardare a quello che era sotto di me (certo, a debita distanza). In un impeto di consapevolezza, gridando Eureka e ricomponendomi appena un poco, mi sono precipitato alla tastiera.

Quello che unisce l'essere umano, anzi forse l'universo intero dei senzienti, è la merda.

La merda, miei cari shakerati, è una livella.

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